Un sogno a cinque cerchi

The Olympic rings are set on the pitch during the

Questo weekend sará diverso da tutti gli altri.

Daniel non verrá. Il Passato che lui rivendica con orgoglio e passione ha bussato troppo forte.

Ci sono le Olimpiadi che incombono ed io avrei voluto tanto sentire una di quelle sue storie che hanno il sapore dei sogni e l’odore del fango. Quel misto agrodolce che é poesia e stridere dei freni; speranza e profonda disperazione.

Sorrido perché lo immagino accanto a me a dirmi: “Francisco, i vincitori sono esempi sbagliati. Illudono le persone comuni. Non mi piacciono. Bisogna raccontare la storia di Derek Redmond ai ragazzi per far capire loro che la vita é una bestia feroce e che tu non puoi fare altro che mostrargli i tuoi denti.

Quel ragazzo era il favorito alle Olimpiadi di Barcellona del 1992. Nessuno poteva batterlo nei 400 metri piani. Nessuno tranne il maledetto fato che gli fece strappare, in semifinale, il bicipite femorale della gamba destra.

Francisco, riesci a immaginare il dolore di vedere sfumare tutto per un qualcosa che non dipende dalla tua volontá? Un atleta si allena per 4 anni con un solo chiodo fisso in testa e poi un “puto” infortunio ti mette KO. Dannazione, mi viene rabbia ancora a pensarci.

Sai cosa fece il buon Derek? Quella corsa la terminó. Perché lui quella gara voleva portarla a termine. Saltelló con la gamba sinistra e poi (mi viene da piangere Francisco) il padre scavalcó tutto il cordone di sicurezza e lo portó in spalla fino al traguardo.

Derek-Redmond-1992

Una delle scene piú belle di sempre. Non ti viene la pelle d’oca Francisco?”

In bocca al lupo Daniel. E si. Io ho la pelle d’oca.

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